Recentemente una signora italiana ha fatto causa alle Poste e con l’aiuto di Federconsumatori è riuscita a riscuotere i soldi che le spettavano.
Non è la prima volta che Poste Italiane finisce sotto accusa perché si rifiuta di pagare i rendimenti di Buoni Fruttiferi classificati come “prescritti”, ma una donna è riuscita ad ottenere giustizia.
La notizia è di rilevanza non solo perché la signora in questione è riuscita ad avere ciò che le spettava, ma anche perché fa comprendere alle persone che si possono far valere i propri diritti, anche quando in ballo c’è una realtà come Poste Italiane.
Recentemente, la Federconsumatori ha ottenuto una vittoria legale contro Poste Italiane, difendendo una donna di Orbetello (GR) e facendole ottenere ciò che le spettava, ovvero il rimborso dei sue due Buoni Fruttiferi che aveva acceso 22 anni fa. Poste li aveva erroneamente ritenuti prescritti.
Quando un Buono Postale è prescritto?
Secondo le norme contrattuali che regolano l’accensione di un Buono Fruttifero, i diritti dei titolari cessano dopo 10 anni dalla scadenza dei Buoni. Le variabili sono però diverse, infatti non tutti i Buoni Fruttiferi hanno una scadenza, o comunque c’è differenza anche tra quelli cartacei e quelli digitali. In caso di Buoni di parecchi anni fa, dunque, è facile che il sottoscrittore cada in confusione, e perda tutto il suo investimento, interessi compresi.
Come è riuscita Federconsumatori a vincere la causa alle Poste
Il caso della donna di Orbetello è ovviamente a sé, e non è detto che Poste Italiane commetta sempre degli errori. In caso di dubbio, quindi, è meglio consultare il proprio avvocato o le associazioni dei consumatori, così che si possa avere la certezza se sia il caso di fare reclamo oppure no.
Per quanto riguarda la signora che ha vinto questa battaglia legale, Federconsumatori riferisce quanto segue: “nel 2001 la signora aveva acquistato due buoni fruttiferi postali della serie AF da 500 mila lire“; secondo le specifiche di quei buoni, avrebbe dovuto raddoppiare la rendita dopo 9 anni e triplicarla dopo 14.
Trascorso il tempo ritenuto necessario, la signora si è presentata per riscuotere, ma Poste le ha comunicato che i suoi 2 Buoni “erano stati prescritti, perché l’azienda aveva ritenuti di poterli riferire a una serie sostitutiva con una scadenza a 7 anni“.
Comprensibilmente delusa e insoddisfatta della teoria di Poste Italiane, la signora si è rivolta a Federconsumatori e i legali che le sono stati assegnati hanno scoperto che “dietro ai buoni fruttiferi postali c’era l’indicazione della Serie Af, barrata a penna con il relativo rendimento, ma non figuravano la dicitura Serie AA2 e nemmeno le condizioni economiche relative a essa o un timbro dell’ufficio.”
Di conseguenza, non essendo valide le cancellazioni a penna, le condizioni relative ai Buoni erano rimaste quelle stipulate inizialmente. Il giudice di Pace del Tribunale di Grosseto ha dunque condannato Poste Italiane al rimborso dei buoni fruttiferi postali per 2.500 euro e anche a sostenere le spese legali della signora.