Voucher benzina rinnovati fino a marzo 2023: il Governo, nel marasma del caro-carburante, tende una mano come può ai cittadini. Cerchiamo di capire in cosa consistono questi buoni e a chi spettano.
Con prezzi mediamente vicini ai 2 euro al litro, e in alcune località fino a 2,5 euro, i nostri consumatori in Italia devono pagare, anche in questo inizio 2023, uno dei carburanti più costosi rispetto al costo della vita nell’area euro. Inoltre, i prezzi della benzina sono cresciuti di circa il 10% durante la prima settimana di gennaio.
E nel tentativo di limitare l’inflazione sul prezzo dell’energia, il consiglio dei ministri italiano ha approvato, il 10 gennaio scorso, un decreto che imporrà maggiore trasparenza ai gestori dei distributori di benzina.
Niente sconto sulle accise come chiedeva Forza Italia. Ma task force sulla trasparenza dei prezzi per evitare illegittime speculazioni ai danni dei cittadini e della collettività. Così come voleva il premier Giorgia Meloni che mostrato il pugno duro agli alleati.
I commercianti, dovranno mostrare chiaramente ai consumatori il prezzo medio nazionale del carburante accanto al prezzo che fanno pagare, altrimenti dovranno affrontare una pesante sanzione. I gestori delle stazioni di servizio possono subire una sospensione dell’attività da 7 a 90 giorni in caso di recidiva.
Per fare ciò, i prezzi medi del carburante nelle 55.000 stazioni di servizio del Paese saranno ora monitorati giornalmente anziché settimanalmente dal ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Con nuove regole sulla trasparenza, il governo di Giorgia Melloni punta a frenare il rincaro del carburante per gli italiani. Il premier e l’alleato di estrema destra Lega Nord sono convinti che gli ultimi aumenti di prezzo siano dovuti a speculazioni dei distributori di carburanti. Ma l’analisi non è condivisa da tutti nel governo.
Forza Italia, oggi minoranza della coalizione di governo, che non gestisce né il ministero dell’Economia e delle Finanze né quello delle Imprese, ritiene che gli aumenti siano dovuti alla modifica delle accise. Il governo ha infatti deciso di fermare il taglio temporaneo delle accise, attuato dal marzo dello scorso anno, per il 2023 poiché costava al Paese circa 1 miliardo di euro al mese. L’accisa è poi aumentata di 18 centesimi al litro il 1° gennaio.
Un ulteriore decreto governativo determinerà ulteriormente i massimali di prezzo del carburante sulle autostrade italiane. Nel corso della seduta il consiglio dei ministri ha anche deciso di rinnovare almeno fino a marzo 2023 il buono da 200 euro dedicato alle spese di carburante per i dipendenti.
Buoni benzina: a quanto ammontano e a chi toccano
Il Governo, in tal senso, cerca di aiutare i cittadini, riproponendo voucher benzina che potranno essere distribuiti dalle aziende private ai propri dipendenti. Si tratta di buoni benzina, appunto, da 200 euro.
L’agevolazione verrà assegnata in automatico dalle aziende private ai propri dipendenti per un massimo di 200 euro. I lavoratori destinatari del bonus devono essere titolari di reddito di lavoro dipendente. Sono esclusi gli autonomi e i dipendenti pubblici.
Per Gianluca Di Ascenzo, presidente del Codacons, coordinamento delle associazioni per i diritti dei consumatori, la fine del taglio temporaneo non può spiegare tutti gli aumenti e sostiene ci siano speculazioni tra i distributori. Vuole anche che le autorità verifichino se esiste un accordo sui prezzi tra gli operatori.
Il presidente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, Roberto Rustichelli, ha scritto alla Guardia di Finanza per ottenere la documentazione relativa ai controlli effettuati sui prezzi dei carburanti affinché possano verificare se vi siano pratiche commerciali scorrette e violazioni delle regole di concorrenza del mercato.
La Guardia di Finanza, forza dell’ordine italiana alle dipendenze del ministero delle Finanze, a partire da marzo 2022, ha attuato un controllo sul prezzo praticato dai rivenditori di carburanti. Nel corso del 2022, secondo i documenti pubblicati martedì , sono state effettuate 5.200 ispezioni presso le stazioni di servizio, con conseguenti 2.800 violazioni della “ disciplina dei prezzi” . Quasi 2.100 di questi erano legati alla mancata comunicazione alle autorità dei loro prezzi; altri 700 sono stati dovuti a prezzi non visualizzati correttamente o perché il carburante è stato addebitato in misura superiore al prezzo visualizzato. Il governo ha dichiarato che l’antitrust e la sorveglianza sui prezzi saranno rafforzati.